Tharros


La sezione riservata a Tharros, città fondata dai Fenici tra VIII e VII sec. a.C. e frequentata fino ad età medievale, propone un ampio quadro delle indagini archeologiche condotte principalmente nel tofet e nel quartiere metallurgico punico.
Buona parte dell’esposizione è dedicata ai materiali provenienti dal tofet di Tharros, il tipico santuario cittadino fenicio-punico, costituito da una vasta area a cielo aperto, circondata da un recinto sacro, nella quale erano deposte urne cinerarie contenenti resti incinerati di bambini e di piccoli animali. Esso fu scoperto nel 1962 ed esplorato negli anni 1962-63 dalla Soprintendenza Archeologica di Cagliari (G. Pesce, F. Barreca) e nel periodo 1974-1986 da una missione del CNR di Roma (A. Ciasca, E. Acquaro).

Il santuario, impiantato alla periferia settentrionale dell’abitato in corrispondenza del preesistente villaggio nuragico di Su Murru Mannu, ha restituito migliaia di urne cinerarie in terracotta (anfore, brocche, pentole), databili tra il VII sec. a.C. e il II sec. a.C., associate a circa 300 stele e cippi in arenaria. Le urne contenevano per lo più i resti incinerati di bambini da 0 a 6 mesi, raramente più grandi (fino a 5 anni), in associazione, in circa un terzo dei casi, con ossa di piccoli ovini (agnelli e capretti), evidentemente sacrificati alla divinità; solo nel 20% delle urne analizzate erano presenti esclusivamente resti di piccoli ovini, spesso insieme ad ossa di animali adulti. All’interno di alcune urne sono stati documentati alcuni piccoli oggetti d’ornamento dei fanciulli e qualche amuleto.


Nelle stele, introdotte nel santuario a partire dal VI sec. a.C. e rimaste in uso fino al IV, la divinità è raffigurata in forma aniconica (non figurata) o più raramente antropomorfa, spesso accolta all’interno di raffigurazioni di tempietti caratterizzati da elementi architettonici di tipo egittizzante. Si è ipotizzato che in un qualche momento della sua vita il tofet avesse ospitato alcuni edifici sacri di modeste dimensioni, probabilmente cappelle; infatti in un muro costruito interamente con materiali di reimpiego scoperto nell’adiacente quartiere artigianale sono presenti alcuni blocchi sagomati e tre iscrizioni votive puniche incise sull’intonaco di altrettanti conci, forse provenienti da tali cappelle.
Uno spazio non secondario nell’esposizione è dedicato ai risultati delle campagne di scavo condotte negli anni Novanta dal CNR di Roma nel vicino quartiere metallurgico. L’area era caratterizzata da una successione di strati combusti contenenti elementi legati all’attività artigianale (frammenti delle pareti delle fornaci, scorie di fusione, ecc.), frammisti a numerosissimi materiali di risulta provenienti da contesti abitativi, funerari e sacri.

Le analisi di laboratorio effettuate sui materiali metallurgici hanno consentito di stabilire che l’area era destinata al la lavorazione del ferro proveniente dal Montiferru e del bronzo, con una conoscenza dei processi tecnologici assai avanzata. Nella sala si trovano in esposizione i materiali ceramici più rappresentativi, numerose terrecotte figurate, insieme, naturalmente, ai manufatti legati all’attività artigianale.
Nella stessa sala è presente una selezione di manufatti rinvenuti negli anni Cinquanta da G. Pesce nell’abitato, su cui purtroppo non si hanno dati di contesto; tra questi un numero rilevante di lucerne puniche e romane che ben esemplificano i tipi documentati a Tharros e l’evoluzione delle forme.